Kiev/Kyiv 1926-1980 : 12
In cui si racconta della combattuta decisione di donare 200 grivne al sito kieviano Weekend-Today, e dello scambio avuto con Svitlana Maksimec, direttrice del sito e autrice di una esauriente storia dei kaštany.
In cui si racconta della combattuta decisione di donare 200 grivne al sito kieviano Weekend-Today, e dello scambio avuto con Svitlana Maksimec, direttrice del sito e autrice di una esauriente storia dei kaštany.
In cui si racconta delle incombenze che mi portavano periodicamente nel Kreščatik, del debito con Piero Greco e del praticantato svizzero.
In cui si racconta del kaštan, l’albero simbolo di Kiev, e di come in anni recenti i kaštany del Kreščatik siano stati oggetto di un’operazione comunale assai poco trasparente e deleteria per gli alberi stessi.
In cui si racconta di come Saša e Anita non si innamorarono, né a marzo né a maggio, di quel 1980, nonostante i Lipki e le imminenti Olimpiadi.
In cui si cerca di capire perché, ripensando a Kiev, continui a venirmi in mente il giovane Orwell al tempo in cui prestava servizio di polizia nel Delta del fiume Irrawaddy.
In cui si raconta di come guarii dalla bronchite grazie alle cure di Lara e di come i sovietici fossero indifferenti ai comfort domestici, o almeno così mi pareva.
In cui si racconta di come la passeggiata nel quartiere più esclusivo di Kiev mi aprì gli occhi sui privilegi goduti dai membri del partito e di come mi fu prescritto un antibiotico che non si poteva acquistare.
In cui si racconta dell’incontro di Mandel’štam con il Teatro ebraico statale in tourné a Kiev nel 1926, di come quegli spettacoli fecondarono la sua coscienza ebraica, e di come io trovai una famiglia fra gli amici ebrei kieviani.
In cui si racconta di come portai i saluti di Cesare al suo amico scultore e di come Stalin volle che anche la nazione ebraica avesse nell’URSS una regione tutta sua.
In cui si racconta di come gli studenti dovettero abbandonare anticipatamente l’obščežitie a causa dei restauri in vista dei XXII giochi olimpici, di come mi stavo camaleontizzando e di come chiesi a un dottorando in geografia di mostrarmi Kiev.